venerdì 3 aprile 2015

Medusa Café, capitolo 11 - Ben venga il caos


-Martedì, giorno 11-
Madeleine faceva spesso confusione quando sognava: si muoveva in un luogo ma dentro di sé sapeva di trovarsi altrove, parlava con le persone ma i volti non rispettavano le identità. Spesso parlava con quella che aveva l’aspetto di una donna con le braccia coperte di tagli, stesa su un pavimento bianco in una pozza di sangue, ma lei sapeva che in realtà era un’altra persona. Qualche settimana prima aveva sognato che quella donna era padre Simon, spesso sognava che era Maria, e quel luogo che sembrava un bagno in realtà era una chiesa, a volte un negozio, a volte casa sua. Non sempre l’aspetto corrispondeva alla realtà, e sapeva che era una cosa comune a molte persone.
Era mattina, e Madeleine camminava in silenzio nel Medusa Café, impugnando un coltello. Eppure lei sapeva che nulla di tutto ciò era vero, in realtà si trovava nel deserto in cui Satana tentò Gesù, impugnando la lancia dell’arcangelo Michele. I suoi passi non facevano rumore mentre seguiva il demonio, e lui non la sentì avvicinarsi finché non fu a pochi centimetri da lui. Il demonio si voltò verso di lei nel tentativo di ingannarla, assumendo il volto di un uomo, sì, ma di un uomo malvagio.
“Buongiorno, Madeleine, tutto bene? Cosa fai con quel-”
Non sarebbe caduta nella sua trappola di tentazione, non lo avrebbe lasciato parlare. Madeleine conficcò la lancia nello sterno del demonio e lo guardò spalancare i suoi occhi di fuoco, emettendo un grido strozzato. Le mani le tremavano per l’eccitazione e per la paura, il suo intero corpo tremava di un’estasi mistica mentre liberava la terra dal peccato e gli uomini tutti dalla prigonia della pioggia di sangue. Nel sogno, Madeleine aveva colpito Adam al petto sette volte con un coltello, nel bagno del Medusa Café. Nella realtà, aveva trafitto Satana nel deserto. Guardò attraverso la piccola finestra del bagno, e vide il sole splendere. La sua fede era stata messa a dura prova, ma lei non aveva vacillato. Era stata brava. Guardò ancora quel corpo macellato e decise che era il momento di portare a tutti la buona notizia. Uscì dalla grotta, ancora impugnando la lancia, e vide un uomo venirle incontro.


Marley si avvicinò a Madeleine e le chiese preoccupato se stesse bene. Lei gli sorrise amabilmente e rispose che stava benissimo e che finalmente aveva smesso di piovere, ma lui non sembrò crederle. Le tolse il coltello dalla mano e le scostò i capelli dal volto, chiedendole se si fosse ferita. Lei non rispose e gli sorrise ancora, poi lo prese per mano:
“Dai, usciamo. La pioggia è finita.”
Marley la lasciò lì, poco sicuro sul da farsi, e avanzò a passo deciso verso il bagno. Lei lo seguì e lo guardò aprire la porta e rimanere immobilizzato di fronte al cadavere di Adam.
“Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo… No... “
Rimase immobile per qualche secondo, poi lasciò cadere il coltello e si accucciò vicino al corpo del suo collega, prendendogli il polso. Pochi secondi dopo avvicinò l’orecchio alla sua bocca con aria dubbiosa. Madeleine lo avvicinò da dietro e gli poggiò una mano sulla spalla con fare amichevole. Lui si voltò a guardarla, gli occhi sbarrati dalla paura.
“Sì, Marley, è morto. Non devi preoccuparti, ora che l’ho ucciso la pioggia è finita e possiamo finalmente uscire.”
Marley urlò parole irripetibili contro Dio e si lanciò fuori dal bagno chiamando tutti. In meno di due minuti furono tutti al piano di sotto, ascoltando Marley che sbraitava tenendo per un braccio Madeleine che si guardava intorno stupita e sbatteva ripetutamente le palpebre. Era sicura di essersi svegliata, eppure il deserto non assumeva la sua vera forma. Le sembrava di essere ancora nel Medusa Café.
“Non so perché l’ha fatto, ma è soddisfatta. Io non la so gestire questa situazione, ok? Andate a chiamare il capo se volete, io ho bussato e non risponde, e tutto quello che riesco a pensare è che c’è un cadavere nel cesso, e che dobbiamo legare questa svitata ad una sedia prima che faccia a pezzi un altro di noi. Cazzo, dov’è Maria?”
La voce di Maria risuonò dal piano di sopra:
“Sto scendendo. Stamattina ho un dolore alla schiena, Eva mi sta dando una mano.”
Rimasero tutti in silenzio finché le due donne non raggiunsero il piano terra. Eva si guardò intorno e chiese di suo marito, e a quel punto Marley rimase con la bocca semiaperta, incapace di parlare. Balbettò qualcosa, poi affondò le mani nei capelli e iniziò a tremare.
“No, no, non ce la faccio. Non io, per favore.” E andò a sedersi sotto il gazebo, le braccia incrociate. Eva si guardò intorno e chiese cosa stesse succedendo, e dove era suo marito. Beth si avvicinò e le disse di sedersi. Eva si guardò intorno, fissando gli occhi su Madeleine.
“Dimmi cosa è successo. Beth, dimmelo. Ora.”
Beth respirò profondamente, il volto contratto come se stesse sollevando un oggetto troppo pesante.
“Eva, è morto.”
Per un istante Eva sembrò incerta, poi si guardò intorno e vide come tutti evitavano il suo sguardo. A quel punto il fiato le si mozzò in gola e chiese dove fosse suo marito. Lancelot entrò in bagno mentre Dante avvicinava la donna, le braccia tese come ad abbracciarla o ad afferrarla. Eva indietreggiò lentamente e tutti rimasero in silenzio finché non videro Lancelot uscire dal bagno arrotolandosi le maniche della camicia, il passo lento e lo sguardo rivolto verso terra.
“In bagno, è in bagno.”
Eva fece un passo in direzione del bagno, ma Lancelot la fermò immediatamente. “Non entrare, Eva, ti prego! Ascoltami.” La voltò di forza e la guardò negli occhi, tenendola stretta per i polsi. Lei gemette e cercò di divincolarsi, ma lui non mollava la presa. Ripetè, scandendo con attenzione le parole: “Non entrare e ascoltami. Non c’è bisogno che tu veda cosa è successo. Per una volta, fidati di me.” Le braccia della donna si ammorbidirono di colpo, e Lancelot l’accompagnò verso i divanetti.
Eva cadde su uno di essi, ridendo istericamente. Puntò un paio di volte un dito verso Madeleine, e poi iniziò a piangere a dirotto.

Il sole splendeva, eppure i peccatori continuavano a rimanere rintanati in quel bar. Nessuno aveva pensato di uscire, troppo presi a versare lacrime sul corpo morto del demonio. Eva, povera donna, era quella che si era fatta ingannare più di chiunque altro, ed era suo compito andare da lei e spiegarle tutto. Maria la fermò per un braccio:
“Dove stai andando?”
“Vado da Eva, a spiegarle che quello non era suo marito.”
Gli occhi di Maria si riempirono di lacrime, mentre la stringeva a sé in un abbraccio.
“Oh, ti prego, no.”
“Tranquilla, Maria, io sto bene. Vieni, usciamo sotto il sole e torniamo a casa. Voglio tornare a casa, sono stanca.”
Maria, però, non sembrava volerla ascoltare.

Dante si avvicinò a Lancelot, chiedendogli una mano a pulire il bagno e a spostare il corpo di Adam in un posto dove nessuno lo avrebbe visto, e i due uomini si diressero verso il bagno con Ulisse. Nel frattempo Margaret e Cesare si erano avvicinati a Maria per spiegarle che dovevano legare Madeleine in qualche modo.
”Ma non è pericolosa, non vuole fare del male a nessuno. Non è colpa sua, è solo spaventata. È così fragile, non potete...”
“Ascoltami bene, Maria” le rispose Margaret guardandola negli occhi, “questa povera creatura innocente stamattina ha ucciso Adam a coltellate senza un motivo, e continua a delirare sul sole che splende e su come ci ha liberati. Va legata. Se vuoi fare qualcosa per lei, legala tu stessa. Cesare, dalle una mano, io vado a svegliare Cicerone.”
Cesare prese delle fascette di plastica da sotto il bancone e le porse a Maria, indicandole un tubo dell’acqua. Maria legò i polsi di Madeleine, mentre lei continuava a guardarla felice.
“Perché mi fate questo? Io vi ho liberati. Maria, perché non usciamo? Non voglio stare qui dentro. Usciamo. Usciremo, vero? Torniamo a casa? Padre Simon sarà orgoglioso di me, vero? E anche l’arcangelo, vero? Ho fatto proprio come mi ha detto lui.”
Margaret si avvicinò a Beth ed Eva, che era immobile, abbandonata con la testa sulla spalla dell’altra donna. Sedette di fianco a Eva e indicò Marley a Beth, il ragazzo era ancora fuori e camminava nervosamente senza fermarsi.
“Non mi sta particolarmente simpatico ad essere onesta, ma si vede chiaramente che ti vuole bene. Credo che tu sia l’unica persona che possa farlo calmare ora, dopo quello che ha visto. Non so in che rapporti siete, ma non possiamo lasciarlo così. Vieni, Eva.” Tirò la donna a sé e fece segno a Beth di uscire. La vide raggiungere Marley e abbracciarlo, e chiuse gli occhi. Dante emerse dal bagno mezz’ora dopo, si guardò intorno finché non vide le due donne sul divano, e chiese a Maria dove fosse Cicerone.
“Non si è visto tutto il giorno, non so cosa dirti.”
Dante bussò alla porta dell’ufficio ma non ottenne risposta. Era quasi ora di pranzo, avevano saltato tutti la colazione e nessuno sembrava essersene accorto, né qualcuno sembrava interessato a pranzare. Non potevano portare il corpo di Adam nella dispensa o in qualunque altro posto all’interno del bar, e Dante non aveva intenzione di passare davanti ad Eva con il cadavere di suo marito in un sacco nero di quelli che usavano per la spazzatura. Tornò in bagno per discuterne con gli altri, proprio mentre Eva si alzava e si guardava lentamente intorno. Si avvicinò lentamente a Madeleine e si accucciò davanti a lei, guardandola fissa negli occhi.
“Perché l’hai fatto?”
“Perché l’hai fatto?” le fece eco lei, “Perché il demonio si nasconde sotto tante forme, perché l’arcangelo mi ha aperto gli occhi su di lui, perché la pioggia di sangue doveva smettere, perché lui ha ucciso Thekla, l’ha fatta morire perché l’ha privata del frutto del suo ventre.” Nel sentire quelle parole, Maria si portò la mano alla bocca. Eva si alzò con aria sdegnata e andò a stendersi sul divano, sembrava un automa privo di ogni emozione. Margaret, che era poco distante, chiese a Maria chi fosse quella donna, e lei le fece segno di allontanarsi di qualche passo da Madeleine.
“Madeleine parla di un’altra donna, Santa Thekla è la prima martire della storia. Adam, quella donna, il gioco dell’altra sera, ho finalmente capito perché.”
Dante aveva appena aperto le porte del bagno mentre Cesare, Ulisse e Lancelot trasportavano il corpo di Adam, avvolto in un sacco di plastica nera. “Tre anni fa Madeleine lavorava come infermiera. Povera anima, è sempre stata una persona troppo sensibile per quel lavoro. Ha smesso dopo aver assistito al suicidio di una donna.” Dante posò il coltello, accuratamente lavato, sotto il bancone, mentre Eva si avvicinava a passi incerti verso gli altri tre, costringendoli a fermarsi. “Una donna che aveva abortito, non so se per cause naturali o se si era affidata a qualcuno, ma non voleva parlarne. Ha subito un’isterectomia, è caduta in depressione, ha continuato a tornare all’ospedale ogni tanto accusando dolori immaginari, qualche volta in seguito a goffi tentativi di suicidio.” Maria guardò Madeleine, che cercava di liberarsi i polsi e piagnucolava. “Madeleine è una creatura dolce e innocente, e quello che ha visto è stato semplicemente troppo. Quella donna si tagliò le vene nel bagno dell’ospedale, e il corpo fu trovato da Madeleine. Credo che abbia sovrapposto il racconto di Adam alla sua esperienza, e… Oh, possa Dio avere pietà della sua anima.” Dopo aver discusso qualche secondo sottovoce con Eva, Lancelot strappò a mano un lembo della busta, per permettere a Eva di vedere il volto di suo marito. Lei lo toccò con mano tremante e tornò sul divano, dove scoppiò a piangere.
Quando gli uomini furono tornati, Lancelot si andò a sedere esausto sul divano vicino a quello dove dormiva Eva, Dante e Ulisse tornarono ai loro discorsi sottovoce, e Cesare si poggiò contro un muro. Marley rientrò con Beth e richiamò l’attenzione di tutti. Sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, e lei gli teneva la mano.
“Ascoltatemi tutti. Dobbiamo decidere cosa fare con Madeleine. Non è una decisione che voglio prendere io, ma Adam non c’è più e Cicerone, beh, per quanto ne so potrebbe essere morto anche lui lì dentro.” Aveva pronunciato quelle ultime parole con una rabbia malcelata e accompagnandole con uno sguardo furente verso la porta dell’ufficio. “Non possiamo tenerla legata lì, ma non mi fido neanche a lasciarla libera.” Madeleine stessa prese la parola: “Fatemi uscire. Se voi non volete va bene, ma io sono stata perdonata dal Signore, che mi ha accolta nella sua luce. Voi non vedete il sole che splende, ma io sì, e voglio uscire. Lasciatemi tornare a casa. A casa. A casa. Voglio andare...”
Marley tentò di dire che era favorevole, ma Maria lo fulminò con lo sguardo e disse che doveva esistere per forza una soluzione diversa. La discussione andò avanti fino quasi al tramonto, quando tutti si trovarono d’accordo sull’impossibilità di lasciarla legata a quel palo a tempo indetereminato.
Maria le si avvicinò, con le lacrime agli occhi, e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Madeleine annuì, e l’anziana signora le sciolse i polsi. Poi, si rivolse a tutti gli altri.
“Accompagno Madeleine fuori. Lei vuole che sia così, e forse ha ragione, forse è davvero accaduto un miracolo, e non morirà. Lo so che molti di voi vogliono fare questa prova, da quando ieri sera il cane è scappato. So che molti di voi vogliono che venga punita, ma non dobbiamo sporcarci le mani del suo sangue. Lasciamola uscire, lasciamo che sia Dio a giudicarla. E poi, il cibo sta finendo, e…”
Nessuno ebbe il coraggio di controbattere, rimasero in silenzio con gli occhi puntati sulle due figure che si avvicinavano alla porta, sostenendosi a vicenda. Di fronte a quella scena, Eva si alzò dal divano, sembrava fosse finalmente tornata in sé. Si avvicinò a passo svelto al bancone e afferrò il coltello che Dante aveva riposto, per poi seguire Maria e Madeleine parlando tra sé e sé.
“Non così facilmente, no.” Fu sentendo quelle parole che Lancelot capì cosa stava per succedere, fece un passo nella direzione delle tre donne ma era troppo tardi: Eva si era parata di scatto di fronte a Madeleine e le aveva affondato il coltello nello sterno. Rimasero tutti immobili mentre Eva estraeva il coltello e Madeleine crollava sulle ginocchia. Il volto di Eva mutò da arrabbiato a disperato, e la colpì al petto altre due volte, ripentendo che non l’avrebbe lasciata morire così facilmente. Fu in quel momento che Lancelot si avvicinò per fermarla, ma lei si voltò in preda al pianto e alla rabbia e tirò un fendente anche a lui, che si parò con il braccio. Il getto di sangue sembrò farla tornare in sé, si immobilizzò all’istante guardando l’uomo ferito di fronte a sé e il cadavere ai suoi piedi: “Oh Dio…”
Era come se con quelle parole Eva avesse dato a tutti il permesso di muoversi di nuovo, Marley si avventò sulla porta dell’ufficio, prendendola a pugni e calci e chiamando Cicerone a gran voce, Maria cadde a terra, Ulisse si avvicinò a Lancelot e gli chiese di mostrargli il braccio. Qualcuno cercò di aiutare Maria a rialzarsi, qualcuno si avvicinò a Madeleine, Eva rimase immobile a guardare il coltello che stringeva in mano e a mormorare che doveva essere lei a giudicarla. Lancelot cercava di tenere Ulisse a distanza, e tutti gli occhi si puntarono su quest’ultimo quando disse a gran voce di essere un chirurgo. Seguirono pochi secondi di silenzio, interrotti dal rumore della porta che si apriva e dalla voce di Marley: “Alla buon’ora, il dittatore del cazzo si fa vedere, finalmente! L’uomo capace di prendere tutte le decisioni giuste e gestire la situazione, il salvatore della patria! Va’, risolvi questo cazzo di casino ora, e non contare più su di me!” Cicerone aveva addosso solo dei pantaloni e sembrava avere la testa altrove. Guardò Marley con aria di sfida e si passò un dito sotto le narici, poi fece un passo avanti. “Non siete capaci nemmeno di gestire una situazione così semplice senza il mio aiuto? Ora vi faccio vedere io come si agisce. Si prende il colpevole e lo si punisce, è semplice.” Strappò il coltello dalle mani di Eva e la afferrò per un braccio, portandola di forza verso l’esterno del bar. “Hai perso la testa? Hai ucciso Margaret? Hai tirato una coltellata a quell’altro? Ora ti fai una bella doccia sotto la pioggia, amica mia!”
Dante fece per fermarlo, ma fu preceduto da Marley che afferrò Cicerone per le orecchie e lo colpì al volto con una testata. Cicerone portò le mani alla faccia mentre il suo amico lo spingeva all’indietro con un calcio nello sterno, e si accasciò sul bancone. Marley gli prese la testa e iniziò a batterla ripetutamente contro il bancone, poi lo voltò e iniziò a tempestarlo di pugni, infine lo buttò a terra e gli tirò qualche calcio nella pancia. Prima che chiunque potesse fermarlo, sparì all’interno dell’ufficio. Cicerone, steso a terra, era ridotto ad una maschera di sangue e respirava a fatica. Dante si avvicinò per vedere come stava, ma fu interrotto da un nuovo ingresso di Marley, che strattonava per i capelli Lucrezia, vestita solo della biancheria intima. La spinse di forza a terra vicino a Cicerone, e le rovesciò addosso il cestino della spazzatura che aveva portato con sé dall’ufficio, facendo cadere decine di involucri di gelati al caramello, barrette di cioccolato e cibo di ogni sorta.
“Ci credo che sta finendo! Mi fate schifo! E cosa cazzo è tutta quella coca lì dentro?”
Si avventò su Lucrezia e la colpì con un ceffone, poi Cesare gli fermò la mano.
“Basta così, calmati. Vieni fuori con me.”
Mentre i due camminavano, il rumore del pianto di Lucrezia invase il bar.

Un’ora dopo, Ulisse aveva ricucito Lancelot, e i due parlavano amichevolmente. Dante aveva dato cibo a chiunque ne voleva, ma quasi nessuno aveva fame. Il corpo di Madeleine era stato portato fuori insieme a quello di Adam, Cicerone era steso su un divano e respirava a fatica, Eva e Lucrezia sembravano in coma. Maria pregava. Fu Ulisse a prendere la parola:
“Andate a dormire. Siete stanchi, è stata una giornata a dir poco difficile. Io resterò giù con Lancelot e Cicerone, se avessero bisogno di qualcosa durante la notte.” Guardò Marley, gli occhi rivolti a Lucrezia e il volto contorto in un’espressione di odio. “Anche Eva e Lucrezia rimarranno con me. Tutti gli altri al piano di sopra”
Quando le luci furono spente, si sentì la voce di Eva, ridotta ad un sussurro: “Lancelot, mi dispiace tanto per averti colpito. Perdonami.”
Ulisse stava prendendo sonno, ma nella penombra gli sembrò di scorgere un sorriso compiaciuto sul volto di Lancelot.

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