-Martedì, giorno 11-
Madeleine faceva spesso confusione quando sognava: si
muoveva in un luogo ma dentro di sé sapeva di trovarsi altrove, parlava con le
persone ma i volti non rispettavano le identità. Spesso parlava con quella che
aveva l’aspetto di una donna con le braccia coperte di tagli, stesa su un
pavimento bianco in una pozza di sangue, ma lei sapeva che in realtà era
un’altra persona. Qualche settimana prima aveva sognato che quella donna era
padre Simon, spesso sognava che era Maria, e quel luogo che sembrava un bagno
in realtà era una chiesa, a volte un negozio, a volte casa sua. Non sempre
l’aspetto corrispondeva alla realtà, e sapeva che era una cosa comune a molte
persone.
Era mattina, e Madeleine camminava in silenzio nel
Medusa Café, impugnando un coltello. Eppure lei sapeva che nulla di tutto ciò
era vero, in realtà si trovava nel deserto in cui Satana tentò Gesù, impugnando
la lancia dell’arcangelo Michele. I suoi passi non facevano rumore mentre
seguiva il demonio, e lui non la sentì avvicinarsi finché non fu a pochi
centimetri da lui. Il demonio si voltò verso di lei nel tentativo di
ingannarla, assumendo il volto di un uomo, sì, ma di un uomo malvagio.
“Buongiorno, Madeleine, tutto bene? Cosa fai con
quel-”
Non sarebbe caduta nella sua trappola di tentazione,
non lo avrebbe lasciato parlare. Madeleine conficcò la lancia nello sterno del
demonio e lo guardò spalancare i suoi occhi di fuoco, emettendo un grido
strozzato. Le mani le tremavano per l’eccitazione e per la paura, il suo intero
corpo tremava di un’estasi mistica mentre liberava la terra dal peccato e gli
uomini tutti dalla prigonia della pioggia di sangue. Nel sogno, Madeleine aveva
colpito Adam al petto sette volte con un coltello, nel bagno del Medusa Café.
Nella realtà, aveva trafitto Satana nel deserto. Guardò attraverso la piccola
finestra del bagno, e vide il sole splendere. La sua fede era stata messa a
dura prova, ma lei non aveva vacillato. Era stata brava. Guardò ancora quel
corpo macellato e decise che era il momento di portare a tutti la buona
notizia. Uscì dalla grotta, ancora impugnando la lancia, e vide un uomo venirle
incontro.
Marley si avvicinò a
Madeleine e le chiese preoccupato se stesse bene. Lei gli sorrise amabilmente e
rispose che stava benissimo e che finalmente aveva smesso di piovere, ma lui
non sembrò crederle. Le tolse il coltello dalla mano e le scostò i capelli dal
volto, chiedendole se si fosse ferita. Lei non rispose e gli sorrise ancora,
poi lo prese per mano:
“Dai, usciamo. La pioggia
è finita.”
Marley la lasciò lì, poco
sicuro sul da farsi, e avanzò a passo deciso verso il bagno. Lei lo seguì e lo
guardò aprire la porta e rimanere immobilizzato di fronte al cadavere di Adam.
“Cazzo. Cazzo, cazzo,
cazzo… No... “
Rimase immobile per
qualche secondo, poi lasciò cadere il coltello e si accucciò vicino al corpo
del suo collega, prendendogli il polso. Pochi secondi dopo avvicinò l’orecchio
alla sua bocca con aria dubbiosa. Madeleine lo avvicinò da dietro e gli poggiò
una mano sulla spalla con fare amichevole. Lui si voltò a guardarla, gli occhi
sbarrati dalla paura.
“Sì, Marley, è morto. Non
devi preoccuparti, ora che l’ho ucciso la pioggia è finita e possiamo
finalmente uscire.”
Marley urlò parole
irripetibili contro Dio e si lanciò fuori dal bagno chiamando tutti. In meno di
due minuti furono tutti al piano di sotto, ascoltando Marley che sbraitava
tenendo per un braccio Madeleine che si guardava intorno stupita e sbatteva
ripetutamente le palpebre. Era sicura di essersi svegliata, eppure il deserto non
assumeva la sua vera forma. Le sembrava di essere ancora nel Medusa Café.
“Non so perché l’ha fatto,
ma è soddisfatta. Io non la so gestire questa situazione, ok? Andate a chiamare
il capo se volete, io ho bussato e non risponde, e tutto quello che riesco a
pensare è che c’è un cadavere nel cesso, e che dobbiamo legare questa svitata
ad una sedia prima che faccia a pezzi un altro di noi. Cazzo, dov’è Maria?”
La voce di Maria risuonò
dal piano di sopra:
“Sto scendendo. Stamattina
ho un dolore alla schiena, Eva mi sta dando una mano.”
Rimasero tutti in silenzio
finché le due donne non raggiunsero il piano terra. Eva si guardò intorno e
chiese di suo marito, e a quel punto Marley rimase con la bocca semiaperta,
incapace di parlare. Balbettò qualcosa, poi affondò le mani nei capelli e
iniziò a tremare.
“No, no, non ce la faccio.
Non io, per favore.” E andò a sedersi sotto il gazebo, le braccia incrociate.
Eva si guardò intorno e chiese cosa stesse succedendo, e dove era suo marito.
Beth si avvicinò e le disse di sedersi. Eva si guardò intorno, fissando gli
occhi su Madeleine.
“Dimmi cosa è successo.
Beth, dimmelo. Ora.”
Beth respirò
profondamente, il volto contratto come se stesse sollevando un oggetto troppo
pesante.
“Eva, è morto.”
Per un istante Eva sembrò
incerta, poi si guardò intorno e vide come tutti evitavano il suo sguardo. A
quel punto il fiato le si mozzò in gola e chiese dove fosse suo marito.
Lancelot entrò in bagno mentre Dante avvicinava la donna, le braccia tese come
ad abbracciarla o ad afferrarla. Eva indietreggiò lentamente e tutti rimasero
in silenzio finché non videro Lancelot uscire dal bagno arrotolandosi le
maniche della camicia, il passo lento e lo sguardo rivolto verso terra.
“In bagno, è in bagno.”
Eva fece un passo in
direzione del bagno, ma Lancelot la fermò immediatamente. “Non entrare, Eva, ti
prego! Ascoltami.” La voltò di forza e la guardò negli occhi, tenendola stretta
per i polsi. Lei gemette e cercò di divincolarsi, ma lui non mollava la presa.
Ripetè, scandendo con attenzione le parole: “Non entrare e ascoltami. Non c’è
bisogno che tu veda cosa è successo. Per una volta, fidati di me.” Le braccia
della donna si ammorbidirono di colpo, e Lancelot l’accompagnò verso i
divanetti.
Eva cadde su uno di essi,
ridendo istericamente. Puntò un paio di volte un dito verso Madeleine, e poi
iniziò a piangere a dirotto.
Il sole splendeva, eppure i peccatori continuavano a
rimanere rintanati in quel bar. Nessuno aveva pensato di uscire, troppo presi a
versare lacrime sul corpo morto del demonio. Eva, povera donna, era quella che
si era fatta ingannare più di chiunque altro, ed era suo compito andare da lei
e spiegarle tutto. Maria la fermò per un braccio:
“Dove stai andando?”
“Vado da Eva, a spiegarle che quello non era suo
marito.”
Gli occhi di Maria si riempirono di lacrime, mentre la
stringeva a sé in un abbraccio.
“Oh, ti prego, no.”
“Tranquilla, Maria, io sto bene. Vieni, usciamo sotto
il sole e torniamo a casa. Voglio tornare a casa, sono stanca.”
Maria, però, non sembrava volerla ascoltare.
Dante si avvicinò a
Lancelot, chiedendogli una mano a pulire il bagno e a spostare il corpo di Adam
in un posto dove nessuno lo avrebbe visto, e i due uomini si diressero verso il
bagno con Ulisse. Nel frattempo Margaret e Cesare si erano avvicinati a Maria
per spiegarle che dovevano legare Madeleine in qualche modo.
”Ma non è pericolosa, non
vuole fare del male a nessuno. Non è colpa sua, è solo spaventata. È così
fragile, non potete...”
“Ascoltami bene, Maria” le
rispose Margaret guardandola negli occhi, “questa povera creatura innocente
stamattina ha ucciso Adam a coltellate senza un motivo, e continua a delirare
sul sole che splende e su come ci ha liberati. Va legata. Se vuoi fare qualcosa
per lei, legala tu stessa. Cesare, dalle una mano, io vado a svegliare
Cicerone.”
Cesare prese delle
fascette di plastica da sotto il bancone e le porse a Maria, indicandole un
tubo dell’acqua. Maria legò i polsi di Madeleine, mentre lei continuava a
guardarla felice.
“Perché mi fate questo? Io
vi ho liberati. Maria, perché non usciamo? Non voglio stare qui dentro.
Usciamo. Usciremo, vero? Torniamo a casa? Padre Simon sarà orgoglioso di me,
vero? E anche l’arcangelo, vero? Ho fatto proprio come mi ha detto lui.”
Margaret si avvicinò a
Beth ed Eva, che era immobile, abbandonata con la testa sulla spalla dell’altra
donna. Sedette di fianco a Eva e indicò Marley a Beth, il ragazzo era ancora
fuori e camminava nervosamente senza fermarsi.
“Non mi sta
particolarmente simpatico ad essere onesta, ma si vede chiaramente che ti vuole
bene. Credo che tu sia l’unica persona che possa farlo calmare ora, dopo quello
che ha visto. Non so in che rapporti siete, ma non possiamo lasciarlo così.
Vieni, Eva.” Tirò la donna a sé e fece segno a Beth di uscire. La vide
raggiungere Marley e abbracciarlo, e chiuse gli occhi. Dante emerse dal bagno
mezz’ora dopo, si guardò intorno finché non vide le due donne sul divano, e
chiese a Maria dove fosse Cicerone.
“Non si è visto tutto il
giorno, non so cosa dirti.”
Dante bussò alla porta
dell’ufficio ma non ottenne risposta. Era quasi ora di pranzo, avevano saltato
tutti la colazione e nessuno sembrava essersene accorto, né qualcuno sembrava
interessato a pranzare. Non potevano portare il corpo di Adam nella dispensa o
in qualunque altro posto all’interno del bar, e Dante non aveva intenzione di
passare davanti ad Eva con il cadavere di suo marito in un sacco nero di quelli
che usavano per la spazzatura. Tornò in bagno per discuterne con gli altri,
proprio mentre Eva si alzava e si guardava lentamente intorno. Si avvicinò
lentamente a Madeleine e si accucciò davanti a lei, guardandola fissa negli
occhi.
“Perché l’hai fatto?”
“Perché l’hai fatto?” le
fece eco lei, “Perché il demonio si nasconde sotto tante forme, perché
l’arcangelo mi ha aperto gli occhi su di lui, perché la pioggia di sangue
doveva smettere, perché lui ha ucciso Thekla, l’ha fatta morire perché l’ha
privata del frutto del suo ventre.” Nel sentire quelle parole, Maria si portò
la mano alla bocca. Eva si alzò con aria sdegnata e andò a stendersi sul
divano, sembrava un automa privo di ogni emozione. Margaret, che era poco
distante, chiese a Maria chi fosse quella donna, e lei le fece segno di
allontanarsi di qualche passo da Madeleine.
“Madeleine parla di
un’altra donna, Santa Thekla è la prima martire della storia. Adam, quella
donna, il gioco dell’altra sera, ho finalmente capito perché.”
Dante aveva appena aperto
le porte del bagno mentre Cesare, Ulisse e Lancelot trasportavano il corpo di
Adam, avvolto in un sacco di plastica nera. “Tre anni fa Madeleine lavorava
come infermiera. Povera anima, è sempre stata una persona troppo sensibile per
quel lavoro. Ha smesso dopo aver assistito al suicidio di una donna.” Dante
posò il coltello, accuratamente lavato, sotto il bancone, mentre Eva si
avvicinava a passi incerti verso gli altri tre, costringendoli a fermarsi. “Una
donna che aveva abortito, non so se per cause naturali o se si era affidata a
qualcuno, ma non voleva parlarne. Ha subito un’isterectomia, è caduta in
depressione, ha continuato a tornare all’ospedale ogni tanto accusando dolori
immaginari, qualche volta in seguito a goffi tentativi di suicidio.” Maria
guardò Madeleine, che cercava di liberarsi i polsi e piagnucolava. “Madeleine è
una creatura dolce e innocente, e quello che ha visto è stato semplicemente
troppo. Quella donna si tagliò le vene nel bagno dell’ospedale, e il corpo fu
trovato da Madeleine. Credo che abbia sovrapposto il racconto di Adam alla sua
esperienza, e… Oh, possa Dio avere pietà della sua anima.” Dopo aver discusso
qualche secondo sottovoce con Eva, Lancelot strappò a mano un lembo della
busta, per permettere a Eva di vedere il volto di suo marito. Lei lo toccò con
mano tremante e tornò sul divano, dove scoppiò a piangere.
Quando gli uomini furono
tornati, Lancelot si andò a sedere esausto sul divano vicino a quello dove
dormiva Eva, Dante e Ulisse tornarono ai loro discorsi sottovoce, e Cesare si
poggiò contro un muro. Marley rientrò con Beth e richiamò l’attenzione di tutti.
Sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, e lei gli teneva la mano.
“Ascoltatemi tutti.
Dobbiamo decidere cosa fare con Madeleine. Non è una decisione che voglio
prendere io, ma Adam non c’è più e Cicerone, beh, per quanto ne so potrebbe
essere morto anche lui lì dentro.” Aveva pronunciato quelle ultime parole con
una rabbia malcelata e accompagnandole con uno sguardo furente verso la porta
dell’ufficio. “Non possiamo tenerla legata lì, ma non mi fido neanche a
lasciarla libera.” Madeleine stessa prese la parola: “Fatemi uscire. Se voi non
volete va bene, ma io sono stata perdonata dal Signore, che mi ha accolta nella
sua luce. Voi non vedete il sole che splende, ma io sì, e voglio uscire.
Lasciatemi tornare a casa. A casa. A casa. Voglio andare...”
Marley tentò di dire che
era favorevole, ma Maria lo fulminò con lo sguardo e disse che doveva esistere
per forza una soluzione diversa. La discussione andò avanti fino quasi al
tramonto, quando tutti si trovarono d’accordo sull’impossibilità di lasciarla legata
a quel palo a tempo indetereminato.
Maria le si avvicinò, con
le lacrime agli occhi, e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Madeleine annuì, e
l’anziana signora le sciolse i polsi. Poi, si rivolse a tutti gli altri.
“Accompagno Madeleine
fuori. Lei vuole che sia così, e forse ha ragione, forse è davvero accaduto un
miracolo, e non morirà. Lo so che molti di voi vogliono fare questa prova, da
quando ieri sera il cane è scappato. So che molti di voi vogliono che venga
punita, ma non dobbiamo sporcarci le mani del suo sangue. Lasciamola uscire,
lasciamo che sia Dio a giudicarla. E poi, il cibo sta finendo, e…”
Nessuno ebbe il coraggio
di controbattere, rimasero in silenzio con gli occhi puntati sulle due figure
che si avvicinavano alla porta, sostenendosi a vicenda. Di fronte a quella
scena, Eva si alzò dal divano, sembrava fosse finalmente tornata in sé. Si
avvicinò a passo svelto al bancone e afferrò il coltello che Dante aveva
riposto, per poi seguire Maria e Madeleine parlando tra sé e sé.
“Non così facilmente, no.”
Fu sentendo quelle parole che Lancelot capì cosa stava per succedere, fece un
passo nella direzione delle tre donne ma era troppo tardi: Eva si era parata di
scatto di fronte a Madeleine e le aveva affondato il coltello nello sterno.
Rimasero tutti immobili mentre Eva estraeva il coltello e Madeleine crollava
sulle ginocchia. Il volto di Eva mutò da arrabbiato a disperato, e la colpì al
petto altre due volte, ripentendo che non l’avrebbe lasciata morire così
facilmente. Fu in quel momento che Lancelot si avvicinò per fermarla, ma lei si
voltò in preda al pianto e alla rabbia e tirò un fendente anche a lui, che si
parò con il braccio. Il getto di sangue sembrò farla tornare in sé, si
immobilizzò all’istante guardando l’uomo ferito di fronte a sé e il cadavere ai
suoi piedi: “Oh Dio…”
Era come se con quelle
parole Eva avesse dato a tutti il permesso di muoversi di nuovo, Marley si
avventò sulla porta dell’ufficio, prendendola a pugni e calci e chiamando
Cicerone a gran voce, Maria cadde a terra, Ulisse si avvicinò a Lancelot e gli
chiese di mostrargli il braccio. Qualcuno cercò di aiutare Maria a rialzarsi,
qualcuno si avvicinò a Madeleine, Eva rimase immobile a guardare il coltello
che stringeva in mano e a mormorare che doveva essere lei a giudicarla.
Lancelot cercava di tenere Ulisse a distanza, e tutti gli occhi si puntarono su
quest’ultimo quando disse a gran voce di essere un chirurgo. Seguirono pochi
secondi di silenzio, interrotti dal rumore della porta che si apriva e dalla
voce di Marley: “Alla buon’ora, il dittatore del cazzo si fa vedere,
finalmente! L’uomo capace di prendere tutte le decisioni giuste e gestire la
situazione, il salvatore della patria! Va’, risolvi questo cazzo di casino ora,
e non contare più su di me!” Cicerone aveva addosso solo dei pantaloni e
sembrava avere la testa altrove. Guardò Marley con aria di sfida e si passò un
dito sotto le narici, poi fece un passo avanti. “Non siete capaci nemmeno di
gestire una situazione così semplice senza il mio aiuto? Ora vi faccio vedere
io come si agisce. Si prende il colpevole e lo si punisce, è semplice.” Strappò
il coltello dalle mani di Eva e la afferrò per un braccio, portandola di forza
verso l’esterno del bar. “Hai perso la testa? Hai ucciso Margaret? Hai tirato
una coltellata a quell’altro? Ora ti fai una bella doccia sotto la pioggia,
amica mia!”
Dante fece per fermarlo,
ma fu preceduto da Marley che afferrò Cicerone per le orecchie e lo colpì al
volto con una testata. Cicerone portò le mani alla faccia mentre il suo amico
lo spingeva all’indietro con un calcio nello sterno, e si accasciò sul bancone.
Marley gli prese la testa e iniziò a batterla ripetutamente contro il bancone,
poi lo voltò e iniziò a tempestarlo di pugni, infine lo buttò a terra e gli
tirò qualche calcio nella pancia. Prima che chiunque potesse fermarlo, sparì
all’interno dell’ufficio. Cicerone, steso a terra, era ridotto ad una maschera
di sangue e respirava a fatica. Dante si avvicinò per vedere come stava, ma fu
interrotto da un nuovo ingresso di Marley, che strattonava per i capelli
Lucrezia, vestita solo della biancheria intima. La spinse di forza a terra
vicino a Cicerone, e le rovesciò addosso il cestino della spazzatura che aveva
portato con sé dall’ufficio, facendo cadere decine di involucri di gelati al
caramello, barrette di cioccolato e cibo di ogni sorta.
“Ci credo che sta finendo!
Mi fate schifo! E cosa cazzo è tutta quella coca lì dentro?”
Si avventò su Lucrezia e
la colpì con un ceffone, poi Cesare gli fermò la mano.
“Basta così, calmati.
Vieni fuori con me.”
Mentre i due camminavano,
il rumore del pianto di Lucrezia invase il bar.
Un’ora dopo, Ulisse aveva
ricucito Lancelot, e i due parlavano amichevolmente. Dante aveva dato cibo a
chiunque ne voleva, ma quasi nessuno aveva fame. Il corpo di Madeleine era
stato portato fuori insieme a quello di Adam, Cicerone era steso su un divano e
respirava a fatica, Eva e Lucrezia sembravano in coma. Maria pregava. Fu Ulisse
a prendere la parola:
“Andate a dormire. Siete
stanchi, è stata una giornata a dir poco difficile. Io resterò giù con Lancelot
e Cicerone, se avessero bisogno di qualcosa durante la notte.” Guardò Marley,
gli occhi rivolti a Lucrezia e il volto contorto in un’espressione di odio.
“Anche Eva e Lucrezia rimarranno con me. Tutti gli altri al piano di sopra”
Quando le luci furono
spente, si sentì la voce di Eva, ridotta ad un sussurro: “Lancelot, mi dispiace
tanto per averti colpito. Perdonami.”
Ulisse stava prendendo
sonno, ma nella penombra gli sembrò di scorgere un sorriso compiaciuto sul
volto di Lancelot.
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