-Giorni prima-
Ormai Ulisse non
ricordava neanche più quante volte si fosse ritrovato in quella stessa,
identica posizione. Se ne stava lì, sulla sedia all'angolo del gazebo, con le
spalle poggiate al muro e il bicchiere leggermente sollevato di fronte ai suoi
occhi, pieno di un liquido color ambra al centro del quale sembrava galleggiare
il bulbo luminoso emesso dalla lampadina del lampione posto poco fuori dal
gazebo. L’unica differenza era che quel lampione, fin dal primo giorno
dall’inizio del diluvio, era rimasto spento, lasciandolo completamente al buio,
immerso nei suoi pensieri.
“Ci avrei scommesso che
ti avrei trovato qui.”
Ulisse mosse lentamente
lo sguardo sulla figura di Dante, che si avvicinava a lenti passi, tenendo
stretta in mano l’agendina che portava sempre con sé. Il vecchio mendicante
sorrise divertito. “Non è un po’ tardi per cercare l’ispirazione, Hemingway?”
gli disse ridendo sotto i baffi e continuando a sorseggiare il suo drink.
“Fammi una sigaretta, va'.”
“Generalmente ti
risponderei che non è mai troppo tardi” replicò lui, sedendosi al suo fianco e
iniziando ad ammassare pagliuzze di tabacco sulla cartina, “ma stasera non
avrei avuto la forza di mettere la penna su carta neanche volendo. Cesare
sembrava caduto in catalessi, e la situazione sembrava poter esplodere da un
momento all’altro. Veramente, non potevi scegliere un momento migliore per
andartene.”
“Oh, credimi, lo so
bene.” gli rispose Ulisse con un sospiro. Chiuse gli occhi infastidito,
lasciando il bicchiere mezzo pieno sul tavolino di fronte a lui e iniziando a
massaggiarsi la fronte. “Ti sei mai chiesto quand’è che si concentreranno sul
vero problema, lì dentro?”