-Lunedì, giorno
10-
Quando decise finalmente di rassegnarsi alla veglia e di
alzarsi era ormai passata un’oretta da quando era sorto il sole, per quanto si
riuscisse a notarlo dietro quelle insopportabili nuvole che ricoprivano il
cielo da una decina di giorni. Ad accoglierlo, mentre usciva, era il solito
odore di terra bagnata e il rumore di gocce che tormentavano incessantemente
l’asfalto, andando lentamente a corroderlo. Dieci giorni ininterrotti, quasi
stentava a crederlo. Per quanto la giovane età di certo non lo aiutasse, non
ricordava che fosse mai successa qualcosa del genere da quando era in vita.
Fece qualche passo sotto il gazebo, giusto per stiracchiarsi. Quelle notti che
stava passando nel bar non erano state tra le più comode della sua vita,
soprattutto considerando che tutti gli altri avevano colonizzato il posto,
facendolo sembrare più un campo di sfollati che altro. Quell’ultima notte, poi,
era stata infernale. A pensarci riusciva ancora a sentire le urla della
puttanella che si stava scopando Cicerone, e quell’odore così familiare che
aveva impregnato tutto il piano di sotto. Saranno andati avanti per qualche
ora, pensò irritato, accusando la nottata quasi insonne, quindi il pensiero
volò senza controllo all’ultima volta che era riuscito LUI a farsi una scopata.
Era passato ormai qualche mese, e quei rumori, quelle sensazioni che aveva così
distintamente percepito di certo non rendevano l’astinenza maggiormente
sopportabile. E quello era solo il primo pensiero della giornata.
Scosse leggermente la testa, cercando di scacciare quelle
immagini, prima che potessero rovinare ulteriormente la mattinata, che era già
iniziata nel migliore dei modi, quando la sua attenzione venne colta da un
rumore di passi.