-Domenica, giorno 2-
D: Come è iniziato tutto?
R: Come iniziano tutte le storie in cui gli uomini superano i propri limiti. È iniziato tutto per una donna. È solo per una donna che un uomo onesto si trasforma in un assassino, un uomo cinico in un sognatore, un cartolaio in un miliardario.
Il Medusa Café era un normale bar, con un bancone e dei tavolini, sedie e divanetti su cui alcune persone avevano passato la notte. Altri tavoli e divani più comodi erano nella sala al piano di sopra, che quella mattina sembrava un ospedale di guerra o un campo profughi. Al piano terra, dietro il bancone, c’era una porta chiusa a chiave che portava alla dispensa e all’ufficio di Cesare, in cui lui aveva passato la notte da solo. La porta d’ingresso era coperta da un gazebo, sotto il quale c’erano sedie e tavoli bagnati, con consumazioni abbandonate dal giorno prima. Nessuno si era preso la briga di pulirli o di portarli dentro, siccome la pioggia non sembrava aggredire gli oggetti come faceva con gli esseri umani. Dall’altro lato del gazebo, esattamente di fronte alla porta d’ingresso, il furgoncino delle consegne, abbandonato a se stesso, chiuso. E intorno, il grigiore e il rumore della pioggia. Gli edifici dall’altro lato della strada si distinguevano a malapena, ed Eva guardava distrattamente fuori dalla porta, stringendo in mano una vecchia rivista. Se fosse stato un quadro, pensò, si sarebbe chiamato Pioggia grigia su sfondo grigio. Era tutto così grigio che la pioggia non si distingueva, ma se ne percepivano solo gli effetti. Il suono, incessante e costante. La strada, che sembrava un fiume in piena. Le gocce, che sbattevano contro le finestre. Gli schizzi delle gocce che cadevano nel fiume in piena, alimentandolo. I pantaloni del ragazzo delle consegne, incastrati contro un palo del gazebo. Il suo corpo era stato devastato dall’acqua, ed era scivolato fuori dai vestiti. Era diventato parte dell’acqua.